• L'Alfiere dei sogni. In copertina: Sicilia. Fotografia dell'autore.Quando... 06

    L'Alfiere dei Sogni

    2005

    Poesie di Claudio Rampin
    Edizioni EventualMente (Settembre 2005)
    Collana "Orchidea"
    Dimensioni cm 12x19, 64 pagine
    Prefazione di Adalgisa Biondi
    ISBN 88-901047-8-3
    ISSN 1724 - 5257
    Prezzo € 5 IVA compresa

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    Premessa dell'autore

    Fin da bambini e proseguendo il cammino della propria vita, si formano o si nutrono, chiamiamoli cosi: dei desideri, dei sogni, delle ambizioni.
    Di questi obiettivi qualcuno viene raggiunto, altri purtroppo non avvengono, rimanendo punti dispersi, pensieri virtuali.
    “L’alfiere dei sogni”, è il portabandiera di quella spinta soprannaturale che in sé ognuno attende da sempre, l’elevata capacità di un misterioso potere che ci porti a realizzare il sogno ambito, a volte l’impossibile, praticamente un miracolo.
    In questo, costruisco un paragone banale: non me ne vogliano a male i disabili se li coinvolgo in questa storia.
    Nell’immaginarmi seduto su di una loro carrozzella, pur essendo cosciente della realtà attendo quel segno, quell’aiuto che mi solleverà da lì reggendomi con i propri piedi.
    Proprio per questo motivo che il primo pensiero transitato nella mia mente alla stesura di questa raccolta, è dedicato espressamente ai disabili, con ciò, auguro a loro di non perdere mai il filo della speranza e dei loro sogni.
    La vita, qualunque siano le circostanze che la condizionano, merita di essere vissuta ugualmente e raccontata perché: anche solo un piccolo e breve ipotetico passo è pur sempre un avanzare, un accumulo di esperienze nel salvadanaio della mente; risorsa preziosa del tempo vissuto da assaporare ogni qualvolta si apra il contenitore profumato dei ricordi.
    Il mio, è un tema già iniziato in “Frammento poetico”, ora portato avanti nell’ultima parte in: (dedicato II), cosi come gli avvenimenti si susseguono nel tempo. L’esistenza che procede con i suoi chiaroscuri ma, alimentata da una luce viva - eterna, luce che si rispecchia sulle pareti dell’animo.
    Ciò non vuole essere un trampolino di lancio per portare alla ribalta determinati personaggi a cui lavori sono dedicati, nonostante abbiano il dovuto valore affettivo, oppure, per altri, siano soltanto dei flash scaturiti in momenti particolari. Non ne vedo neppure il motivo di segregare un pensiero che potrebbe essere affine a quello di svariate persone, e chi avrà modo di leggerlo riconoscerà particolari simili ad alcuni momenti della sua esistenza.
    Intrinseco è il discorso poetico, dopotutto, ogni lavoro racchiude sempre in sé qualcosa di personale del narratore, a volte camuffato in un giro intrigante di parole.
    Il sogno che regna in me è ben protetto da quell’alfiere, costituito da attese, a volte rosee altre struggenti, un vessillo che mi seguirà fedele lungo la strada.
    Il mio, si potrebbe paragonare a un modo concreto o filosofico di credere negli ideali, come avviene spesso con la fede.
    Ho ancora molto da imparare e chissà se riuscirò a migliorarmi, ma sono convinto che: un discorso iniziato bisogna portarlo avanti fino a che si ha qualcosa da dire ed il respiro lo consente, se lo si ritiene una ragione espressiva valida, nota di essere trasmessa ad altri.
    Con “L’alfiere dei sogni” assieme ai precedenti: “Frammento poetico (2003)” e “Suoni del tempo (2000)”, concludo una specie di trittico, che a mio avviso si concatenano aspetti diversi di una linea di pensiero.
    La mia, non è stata una scelta premeditata, bensì un idea sviluppata col tempo.
    Chi avrà la costanza e l’opportunità di sfogliare queste pagine, auguro di provare qualche emozione o di trovare spunti per riflettere, cosi le parole non saranno più soltanto mie, grazie.
     

    ***

    Le leggi della relatività e l’odierno nichilismo ci insegnano che oggi il tutto è niente, e dal niente può svilupparsi il tutto. La letteratura corrente è continua evoluzione e ricerca di qualcosa di nuovo. Questi caratteri della post-modernità, le ambiguità e i dubbi del dogmatico futuro, ma anche le emozioni, oggi fortunatamente rivelate “a pelle”, riscontriamo nella silloge poetica di Claudio Rampin dal titolo “L’alfiere dei sogni”. Silloge che a prima lettura ci dà il senso di una lettura gramsciamente intesa, nel senso di arte che rivolti eticamente lo stato di cose attuali, e heideggerianamente ispirata, come ricerca interiore e continua domanda sulla condizione di miseria dell’umanità. Il florilegio si staglia attraverso quattro fasi che poi sono quattro diverse chiavi di lettura: “Attese”, dedicata ai disabili, e quindi a sfondo manifestamente sociale; “Sintomi d’amore”, dedicata ai malati d’amore, intendendo la “malattia d’amore” la suprema patologia dei giorni nostri; “Intrecci dell’animo”, dedicata ai “nodi morbosi che strangolano e bloccano il respiro del lieto vivere”, rasentando nel dubbio che ci trafigge l’ignoto verso il quale viaggiamo; e “Dedicato 2”, fase interamente dedicata alle donne come piacevoli accostamenti ai sentimenti.
     
    E’ uno snodo, quello della poesia di Claudio Rampin, che si affranca attraverso quattro pensieri dominanti, ciascuno dei quali di per sé potrebbe andare a costituire argomento di una raccolta indipendente e soggetto di dissertazioni poetiche. Nella sezione prima, intitolata dall’autore “Attese” e dedicata ai disabili, o meglio, ai problemi irrisolti dei disabili. La seconda sezione, “Sintomi d’amore”, il cui sottotitolo recita “ai malati d’amore, perché è…d’amore che vanno curati”, si apre con la lirica “Spirito d’amore”, perfetto messaggio d’amore, per come l’amore viene vissuto tra le giovani generazioni, senza infingimenti o orgogli stupidi. La sezione terza, intitolata “Intrecci dell’animo”, ci conduce a riflettere sul dubbio che ci attanaglia le strade della nostra esistenza. L’ignoto, una strada che percorriamo tutti, ma che tutti facciamo finta di non percorrere, per dimostrarci agli altri sicuri di noi stessi e vincenti, mentre il nostro essere è caducità, accorgendoci nella fase terminale di questa esperienza terrena che le cose che hanno avuto un senso sono state davvero molto poche. La quarta ed ultima sezione, dal titolo “Dedicato 2”, è interamente dedicata alle donne. A piè di pagina di ogni poesia si leggono tanti nomi. Tanti nomi di donna rivelatrici di altrettante storie, e per ogni donna e per ogni storia il poeta ha un pensiero diverso. La silloge è arricchita, nella sua parte iniziale, da un’introduzione dell’autore stesso, che ci pare una promessa molto appropriata.
     
    Claudio Rampin conclude con poche semplificate parole: “così le parole non saranno più soltanto mie, grazie”. Ci sembra che il Rampin sia riuscito nel suo intento. Le parole sono davvero diventate le parole di tutti, perché è questo il segreto della poesia: parlare anche per chi non ha voce, (o soprattutto per chi non ha voce!). E Claudio Rampin lo ha fatto, ha pensato, ha parlato, ha sofferto anche per tutti noi, in una silloge che partendo dal sociale e approdando al personale dà esiti di eccellente poetica.
     

    Sintesi dalla prefazione di Adalgisa Biondi
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