• 8 Marzo - Dalla Parte OppostaRomanzo d'appendice

    8 Marzo - Dalla Parte Opposta

    2008

    Poesie di Claudio e Nicola Rampin
    Casa Editrice Menna (Gennaio 2008)
    Collana "Andare fino in fondo"
    Dimensioni cm 11,5x16, 56 pagine
    ISBN 88-89588-67-3
    Prezzo € 4 IVA compresa

    Opere

    Non può non suscitare curiosità il titolo di una raccolta di poesie “8 marzo " dalla parte opposta”, scritta da Claudio e Nicola Rampin. In tale giornata, infatti, i maschi si pongono in religioso silenzio per lasciare completamente la scena alle donne. Questi poeti, in realtà, non si sono proposti di appropriarsi indebitamente di uno spazio inopportuno, ma hanno voluto celebrare questa ricorrenza a modo loro, offrendo non una mimosa all’amata, ma una ghirlanda di versi.
     
    La prima parte, Il filo del cuore, del novarese Claudio Rampin, è composta di 19 liriche, 11 delle quali esplicitamente dedicate all’otto marzo, secondo una cronologica che dall’anno 2000 giunge al 2008. Il tema fondamentale è il desiderio: la donna viene colta come un’ispirazione insaziabile del mondo maschile secondo tutta la gamma sentimentale che dalla poesia provenzale cadenza sette secoli di letteratura italiana: "Il profumo di questo passaggio / è così intenso / da non finire di saziare / il mio respiro". La donna viene proiettata in una dimensione irreale, impalpabile, evanescente, stilnovisticamente stilizzata: "Fra i variegati fiori / esistenti in natura / la “Donna” è decisamente / il più affascinante".
     
    L’estasi della visione viene filtrata attraverso modelli petrarcheschi (accarezzerei i vostri capelli) e vissuta completamente nel mondo ideale, in cui l’autore si aggira tra visioni, stelle, profumi, sapori (Dentro al vostro petto / batte un cuore cioccolatino), aperture primaverili (S’abbiglia di primavera / questo giorno pèsco / col vostro rifiorire / insaporendoci la vita), apparizioni angeliche di sapore dantesco: insomma non manca nessuno degli ingredienti tardoromantici con punte postcrespuscolari, con cui i libri trattano ed hanno trattato la femminilità. Senza la donna l’uomo soffre un vero e proprio manque-à-étre che si colora di vuoto di senso e vitalità: Sarebbe una vita grigia / …notti senza stelle, / …giardini senza fiori, / …alberi senza foglie, / …cuori senza battiti.
     
    La femminilità, infatti, penetra foscolianamente l’intero universo e luzianamente si erge ad idea motrice dell’essere maschile. Dopo secoli di poesia amorosa ricercare strumenti e simboli personali è veramente arduo, arduo soprattutto per noi, eredi di un sentimentalismo romantico, che fonde il sogno con la realtà, il desiderio con l’illusione, le parole con le emozioni. Non dimentichiamo anche l’apporto di secoli di melodramma e di un secolo di canzonette. Viviamo di tali parole e di tali immagini al punto che esse costituiscono la nostra stessa natura, le coordinate del nostro mondo interiore, i palpiti con cui proviamo le emozioni e all’interno dei quali razionalizziamo le nostre esperienze.
     
    Non c’è dubbio che, come ha chiarito Eric Fromm, l’amore costituisca l’esperienza che struttura la nostra percezione esistenziale, che la riempie di senso e che rinnovi la nostra volontà di essere. E i poeti non possono venir meno a questa universale esigenza, che per l’uomo assume una connotazione simbolica dell’universo femminile.
     

    (Dalla recensione di Giuliano Ladolfi pubblicata sul “Corriere di Novara di sabato 8 marzo 2008 in occasione del Centenario della Festa della Donna 1908/2008)

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