• In copertina: fotoo di Claudio Rampin.

    Una Pennellata in Giallo

    2011

    Racconti di Claudio Rampin
    Edizioni EventualMente (Luglio 2011)
    Collana "Rafflesia" Gialli Noir
    Dimensioni cm 12x17, 96 pagine
    Prefazione di Monia Mariani
    ISBN: 978-88-96840-10-8
    Prezzo € 10 IVA compresa

    Opere

    Un puzzle tinto di giallo e di noir "Una pennellata in giallo" ovvero quando il racconto corre… nella rete. Ma non solo. Nuova pubblicazione per Claudio Rampin, 54 anni, nato in provincia di Padova ma residente dal 1978 a Novara dove lavora. Una grande passione per la poesia (nove le pubblicazioni poetiche), per l'arte e per la fotografia.
     
    Questa volta si cimenta con un racconto a tinte gialle. Il libro (96 pagine, 10 euro), dato alle stampe da EventualMente, contiene alcuni racconti che mettono alla prova le sue capacità narrative. "Giallo su internet", "La rapina", "La voce assassina" e "Morte di un poeta" ecco in sequenza le pagine di Rampin si trasformano in un grande affresco della provincia italiana. Una città senza nome, con una identità sfuggente che la rendono uguale a tante altre. Un commissario, una famiglia, un mondo fatto su misura (cullato dagli affetti) che deve fare i conti con la realtà che sta fuori.
     
    Il crimine, sempre in agguato, questa volta sceglie di colpire mandando messaggi di morte via internet, comparsi in una emittente locale. Una storia che tiene con il fiato sospeso, avvincente nella scrittura e scandita da cifra stilistica fluida. Un ritratto della società d'oggi, tra lavoro, amore e doveri, coniugato con i mali del tempo attuale.
     
    Poi tre brevi racconti, che Monia Mariani nell'introduzione definisce "piccoli flash-noir": anche qui viene alla luce la doppia faccia della nostra società, quella che ci parla della bellezza e dell'amore, e quella che si fa denuncia del lato buio. Un puzzle che Rampin sa comporre con abilità narrativa.
     

    Eleonora Groppetti, dal Corriere di Novara, sabato 3 dicembre 2011

    Prefazione di Monia Mariani
    “Morte su Internet” è un racconto-giallo, dinamico e snello, tipico dell’era contemporanea. Ambientato in una città italiana, senza nome, ma uguale a tante altre, con la stessa storia condita di normalità e disagio; popolata di tante storie ordinarie e meno: sullo sfondo tipiche famiglie medio borghesi che vivono la quotidianità di lavoro, amore e doveri, in un contesto più ampio e però nascosto, come un grande puzzle multicolore, fatto di crimini e delitti.
    Il commissario Loson (il protagonista) è un detective perbene, con solidi principi, e una bella famiglia (Donatella la compagna e i due figli, Ilaria e Marco), con una casa accogliente e la tranquillità degli affetti che fanno da scudo al mondo malsano e al crimine col quale, fuori le mura domestiche, deve fare i conti “amari” ogni giorno e col quale combatte e soffre terribilmente. Un caso su tutti è in primo piano per il commissario e per il suo fidato collaboratore, Markus (il detective privato): dei messaggi di morte arrivati via internet e comparsi in una nota emittente locale, una giovane donna (Demetra Gold o Sra Silver con rossi capelli e il viso bello e truccato) assassinata brutalmente in casa propria: la morte che arriva via web. Sarà la tenacia e l’intuito del commissario a risolvere il caso in 28 giorni, in un caldo mese di giugno, con un movente classico, quello passionale.
    Poi ci sono tre brevi racconti: snelli, singolari e semi-filosofici.
    Dei piccoli flash-noir che potrebbero avere da sfondo altre numerose e innominate città della nostra penisola. Tutte accomunate dai medesimi miti e visioni, dalle stesse morali e dagli immutabili compromessi. Si materializza infatti, nel primo racconto (“La rapina”) il mito della bellezza e quello dell’amore che fanno dire menzogne ad una giovane e timida commessa di nome Erika, con un rossetto al gusto di fragola, persa nello sguardo di un muscoloso ed elegante superman rapinatore; oppure ancora in (“Voce assassina”) e in (“Morte di un poeta”) si profila l’icipit del thriller psicologico-nostrano, dove emerge una sorta di denuncia della società moderna che mette in primo piano il denaro e il potere a scapito dei sentimenti e della libertà del proprio pensare; così “di saggia moralità si muore” recita il Poeta accusato di aver commesso un omicidio e poi fatalmente giustiziato dalla propria penna.
    Nei racconti di Claudio Rampin c’è dunque una punta di velato sarcasmo o di autoironia che incensa le parole e i pensieri e che sembra volere lanciare un grido disperato e muto al mondo, spettatore inerte, per riappropriarsi dei propri impulsi di uomo e non di macchina non pensante e senza cuore.
     

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