La passione di scrivere, credo sia nata con me; a quei tempi io non ho frequentato l’asilo, abitavo in campagna con la famiglia nella stessa casa dei nonni, e le risorse erano davvero misere.
Mi ricordo che fin dal primo giorno la scuola mi piaceva. Avevo una maestra Istriana (vorrei citarne il cognome, ma ho scordato come si scrive). Quando la maestra iniziò ad insegnarci a scrivere e leggere le lettere dell’alfabeto, e con i compiti a casa di riscriverle più volte, non mi pesava anzi tutt’altro, ad esempio: se il compito era di scrivere per dieci volte la lettera “a”, io la riscrivevo venti volte e anche di più e così via.
Non ho mai imparato bene l’italiano né a scrivere con una bell’ortografia, e alle medie sono certo che il professor Antonio Peraro che in seguito fu anche sindaco del paese, mi promosse per la forza di volontà che la vera capacità.
Ultimate le scuole dell’obbligo ho frequentato un solo anno in un istituto tecnico di Padova e poi l’ho abbandonato per andare a lavorare. Con i primi risparmi dalla misera paga lavorativa, come extra lavoro, qualche anno dopo, mi sono impegnato in un corso per corrispondenza di radio riparatore di cui ho ricevuto un diploma, la passione dell’elettrico è sempre stata assai più grande delle mie capacità.
La teoria non mi è mai entrata in testa facilmente, e mi sono trovato sempre meglio con la pratica perché in questa le cose le vedi nascere, crescere e realizzate, anzi, le crei proprio dal nulla.
Gli anni passano, cambiano situazioni, hobby e luoghi, per scelta o esigenza fino a che alcune circostanze ti fanno riemergere in superficie qualcosa che avevi sottovalutato: la scrittura. Da bambino e poi ragazzo, in pratica quando andavo a scuola, non possedevo nemmeno un vocabolario della lingua italiana fino al momento in cui un amico me ne regalò uno, ma avevo già passato i vent’anni. Molti anni prima ero riuscito ad avere soltanto un’enciclopedia a fascicoli e a completarla lavorando e sacrificando i risparmi dedicati agli svaghi e ai divertimenti come succede ora per pubblicare i miei libri.
Il primo vero racconto che valutavo di scrivere e pubblicare ed in pratica ho scritto, ma non pubblicato è un racconto autobiografico di fantasia, che significa? La mia intenzione era quella di scrivere per prima cosa la mia autobiografia, non mi piaceva l’idea che altri la scrivevano al posto mio, così n’è nato un breve racconto ricco di fantasia e metafore. L’ho sottoposto anche alla valutazione di qualche casa editrice, la risposta è stata sempre negativa soltanto perché presentava una grammatica ingarbugliata e con molti errori, presumo che questa sia la ragione del disinteresse. Proseguendo, affermo che non ho mai scritto nulla che mi sia stato imposto di scrivere, sia per la narrativa sia la poesia, quanto ho portato alla luce sono solo opere che sono frutti delle idee del momento.
Ad un certo punto c’è stata un’esplosione, per così dire, un momento di vita che mi ha procurato un forte dolore e a causa di tutto questo l’antidoto è stata proprio la poesia e lo scrivere. Dopodichè, mi resi conto che era assurda l’idea di rinchiudere gli scritti in un cassetto che come il sottoscritto aveva bisogno d’aria nuova così avveniva per le parole in versi e sono passato a pubblicarli. Oltre a quanto affermato, sentivo il bisogno di lanciare un messaggio, e chi ha avuto la possibilità di leggere il libro “Un cuore sotto la pioggia”, ha sicuramente letto anche la prefazione ed il ringraziamento che pubblicamente ho fatto ad una persona a me ancora molto cara e che nonostante il male inferto mi ha fatto riemergere questa: chiamiamola esageratamente vena artistica, più giusto sarebbe creatività, che forse era sprofondata in me.